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Interventi per migliorare la memoria: A che punto siamo?

La memoria declina con l’avanzare dell’età e questo processo è accelerato in condizioni patologiche come il decadimento cognitivo lieve di tipo amnestico e la malattia di Alzheimer. Il decadimento cognitivo lieve di tipo amnestico è una condizione clinica caratterizzata da una difficoltà nella memoria, oggettivata attraverso i test neuropsicologici, tale però da non compromette le normali e quotidiane attività di una persona. Spesso ci si riferisce a questo status con l’acronimo inglese MCI, che significa Mild Cognitive Impairment. Lo si considera come lo stato di transizione tra l’invecchiamento normale e la demenza. La malattia di Alzheimer rappresenta la più comune tipologia di demenza. La demenza è un termine generico utilizzato per descrivere un declino delle facoltà mentali sufficientemente grave da interferire con la vita quotidiana.

Considerando che l’Alzheimer produce ingenti oneri che gravano sugli individui, le famiglie e i sistemi sanitari, c’è la necessità di sviluppare interventi terapeutici volti a prevenire o ritardare l’insorgere della malattia di Alzheimer. Quindi prevenzione primaria, o aiutare le persone anziane sane a ridurre il rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer, o prevenzione secondaria, o ritardare la progressione del decadimento cognitivo lieve alla malattia di Alzheimer.

Oltre ai classici interventi clinici di training cognitivo o farmacologici (vedi trial farmacologico ENGAGE indirizzato alla cura dei soggetti affetti da Malattia di Alzheimer precoce che stiamo svolgendo in questa struttura), negli ultimi anni c’è stato un crescente interesse nell’applicazione di tecniche di stimolazione cerebrale non invasive come la stimolazione transcranica a corrente continua o tDCS in ambito clinico.

tDCS è un dispositivo portatile, non invasivo e generalmente privo di effetti collaterali, che può aumentare la funzionalità di un’area stimolata applicando deboli correnti elettriche allo scalpo tramite una coppia di elettrodi. Evidenze scientifiche hanno mostrato che la tDCS può migliorare la memoria in soggetti anziani sani. In questo centro stiamo svolgendo uno studio sperimentale finanziato dall’Unione Europea per cercare di ritardare la progressione del decadimento cognitivo lieve alla malattia di Alzheimer (vedi studio MemoMCI).

In aggiunta alle tecniche di stimolazione cerebrale è importante menzionare il crescente interesse per l’utilizzo di videogiochi. Uno dei primi studi è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature da un gruppo di ricercatori dell’Università della California.I ricercatori hanno dimostrato che persone di circa 70 anni di età che hanno giocato a un videogame personalizzato per 12 ore nell’arco di un mese hanno migliorato le loro capacità di multitasking in maniera maggiore rispetto al livello raggiunto da un ventenne alle prese con il videogioco per la prima volta. Miglioramenti che rimangono costanti anche nei successivi sei mesi. Inoltre, i benefici di questo training si sono manifestati nel miglioramento della memoria. Questo risultato è molto importante perché dimostra che questi benefici si possono trasferire ad un altro dominio cognitivo. Nel training cognitivo, la questione centrale non è se le prestazioni nei test cognitivi possono essere migliorate attraverso il training, ma piuttosto, se tali benefici si trasferiscono ad altri compiti non direttamente sopposti al training.

Tuttavia, questo settore di ricerca è ancora alla prima fase e anche se ci sono buone ragioni per essere ottimisti è necessario attendere la validità scientifica. I videogiochi sono un fattore da prendere in considerazione insieme a molti altri, come esercizio fisico e alimentazione. Quello di cui abbiamo bisogno è individuare quanto questi elementi interagiscono tra di loro e con quali modalità. Solo allora saremo in grado di capire quali sono gli ingredienti per una buona salute mentale.

Contatti

Ricercatore: Dott. Marco Sandrini

Mail: m.sandrini@ccppdezza.it