Patient Engagement

Pratiche e Strumenti per il Patient Engagement

Il Coinvolgimento attivo del paziente: buone pratiche e strumenti efficaci per promuovere il Patient Engagement in ambito clinico-assistenziale per le malattie croniche.

Si è conclusa ieri la Prima Consensus Conference mondiale per il Patient Engagement, (CCIPE) organizzata in ambito clinico assistenziale per le malattie croniche a Milano il 12 e il 13 giugno 2017 e dedicata alla costruzione di raccomandazioni condivise a beneficio delle organizzazioni e degli attori a vario titolo coinvolti nella gestione della cronicità.

“La conferenza è frutto di un percorso nato alla fine del 2015 da un allora ristretto tavolo di lavoro”, così ha esordito in apertura la coordinatrice Prof.ssa Guendalina Graffigna (foto) del Centro di Ricerche Engage Minds HUB dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Di fatto Casa di Cura Privata del Policlinico (CCPP), nella figura del suo Direttore Scientifico, Massimo Corbo (foto), ha fin dall’inizio collaborato a tale progetto.

dott corbo

La conferenza è stata accolta da Regione Lombardia e si è svolta in due giornate di celebrazione. Hanno partecipato, oltre al gruppo coordinatore della Cattolica e alla Direzione Scientifica di Casa di Cura Privata del Policlinico, più di 100 professionisti e ricercatori specializzati nelle cure delle patologie croniche provenienti da tutta Italia — tra cui medici, infermieri, psicologi, pedagogisti e altre professionalità sanitarie — così come i leader di organizzazioni no profit, i rappresentanti delle associazioni di malati e di volontari, decisori politici e rappresentanti istituzionali. Il numero degli esperti coinvolti nella CCIPE è aumentato lungo il processo, al fine di meglio coprire le aree di competenza necessarie per il raggiungimento del consenso.

Con lo strumento metodologico della Conferenza di Consenso si intende raggiungere, attraverso un processo formale, un accordo tra diverse figure rispetto a questioni sanitarie controverse e complesse, favorendo la scelta di orientamenti comuni nella pratica clinica finalizzati ad offrire ai pazienti la migliore qualità di cura in rapporto alle risorse disponibili. Perché il confronto su questioni di salute che interessano gli utenti raggiunga un ampio consenso, è indispensabile che i pazienti, i cittadini e/o i loro rappresentanti siano coinvolti nel suo sviluppo, con modalità e livelli di partecipazione diversi sulla base del tema oggetto di discussione.

Il metodo, messo a punto per la prima volta dai National Institutes of Health statunitensi, prevede la consultazione di esperti sull’argomento in questione, incaricati dal comitato promotore della conferenza di preparare e presentare una sintesi delle conoscenze scientifiche disponibili davanti a una giuria multidisciplinare composta da specialisti e non specialisti del settore. La produzione di raccomandazioni avviene a partire da una valutazione delle migliori prove scientifiche disponibili sul tema oggetto della conferenza.

L’Istituto Superiore di Sanità, supervisore metodologico all’interno di questo processo, sottolinea che “Il Patient Engagement è dunque un paziente attore protagonista della propria storia sanitaria, è persona al centro del suo individuale percorso di salute fatto di priorità assistenziali, di valutazioni e di scelte soggettive, operate anche e soprattutto all’interno di differenti contesti di vita familiare; evidenze di cui è quanto mai opportuno tenere conto per scegliere i percorsi di prevenzione più adeguati, migliorare la scelta delle terapie, ottimizzare i costi del SSN e aumentare la risposta positiva alle cure.

Da una ricerca effettuata dal neo istituto centro di ricerca Engage MindsHub dell’Università Cattolica risulta infatti che su un campione di 1389 pazienti cronici italiani, quelli poco coinvolti nel proprio percorso di cura rischiano 10 volte di più di aggravare le loro patologie e incorrere in possibili ricadute rispetto ai pazienti con alto Engagement, manifestando in 9 casi su 10 anche sintomi ansioso-depressivi. Un paziente consapevole è dunque un paziente che aiuta innanzitutto sé stesso ma anche la propria realtà sociale e il suo circuito di assistenza sanitaria”.

Il Metodo