Trattamento tDCS

Una nuova strategia per la riabilitazione neuropsicologica: tDCS per i deficit cognitivi

Una nuova strategia per la riabilitazione neuropsicologica: la stimolazione transcranica a correnti dirette (tDCS) per i deficit cognitivi

Il Dipartimento di Scienze Neuroriabilitative della Casa di Cura del Policlinico ha provveduto nel tempo a implementare i percorsi di cura, consentendo di mettere in atto protocolli riabilitativi idonei a condizioni cliniche neurologiche sempre più complesse, siano esse dovute a danni cerebrovascolari, traumatici, o conseguenti a processi neurodegenerativi. Attraverso un programma sistematico, negli ultimi cinque anni si sono affinate le più opportune tecniche riabilitative in accordo con i progressi presentati nella letteratura scientifica internazionale.
“La riabilitazione cognitiva fonda i suoi presupposti teorici sulle proprietà plastiche del cervello adulto, ossia sull’ipotesi che l’organizzazione del sistema nervoso sia passibile di modificazioni”, spiega il Direttore Scientifico, Dottor Massimo Corbo: “la più recente letteratura ribadisce il concetto che la neuroplasticità sia osservabile anche in individui adulti, con sviluppo completato”. La maggior parte degli interventi riabilitativi effettuati presso il Dipartimento della Casa di Cura, si basa su ipotesi di riorganizzazione funzionale e di apprendimento. É stato dimostrato, infatti, che una specifica terapia riabilitativa stimoli l’attivazione di nuove connessioni nervose a fronte di un substrato cerebrale leso o atrofico.
“I processi cognitivi, comportamentali ed emotivo-motivazionali possono essere alterati in seguito a disfunzioni cerebrali acquisite, peraltro i disturbi neuropsicologici conseguenti a lesioni cerebrali contribuiscono in modo rilevante al cambiamento della qualità della vita quotidiana del paziente e dei suoi familiari”, prosegue il dottor Corbo, “è per questo che l’attuazione di trattamenti riabilitativi neuropsicologici rappresenta un’esigenza fortemente sentita e in espansione”.
L’applicazione di modelli tratti dalla neuropsicologia e dalla neurofisiologia sono attualmente un’opportunità fondamentale per lo sviluppo di procedure di trattamento riabilitativo che possano essere sottoposte a rigorose verifiche di efficacia, sia attraverso metodiche di neuroimmagine, sia attraverso misurazioni statistiche.
La riabilitazione neuropsicologica parte dal presupposto che le capacità neuroplastiche del cervello possano essere “guidate” vantaggiosamente anche dopo la lesione. Ci si propone quindi di ottimizzare il trattamento, orientato al raggiungimento del massimo grado possibile di autonomia e di indipendenza, attraverso il recupero e/o la compensazione delle abilità cognitive e comportamentali compromesse. Il fine ultimo diviene pertanto il miglioramento della qualità della vita del paziente e il reinserimento dell’individuo nel proprio ambiente familiare e sociale, nonostante sia necessario agire direttamente su specifiche funzioni attraverso esercizi mirati all’attivazione di determinati domini cognitivi.
“Recenti revisioni sistematiche della letteratura scientifica in ambito di riabilitazione neuropsicologica delle diverse funzioni cognitive (attenzione e funzioni esecutive, capacità visuo-spaziali, memoria, linguaggio, prassie) hanno permesso di concludere che gli interventi riabilitativi sono efficaci. Tuttavia nella maggior parte dei casi, affinché si raggiunga un miglioramento clinicamente significativo, è richiesto un intervento mirato, intensivo e duraturo”, spiega la dottoressa Alessia Monti, Psicologa, Dottore di ricerca(PhD) in Psicobiologia-Neuropsicologia.

Una nuova tecnica non invasiva

Negli ultimi anni i ricercatori si sono interessati ad alcune tecniche che permettono di modulare l’attività cerebrale e al momento vi sono risultati incoraggianti circa gli effetti di tali metodiche in ambito neuroriabilitativo. “In particolare” aggiunge la dottoressa Monti “si è visto come la stimolazione transcranica a correnti dirette (tDCS) sia una tecnica non invasiva, in grado di indurre modificazioni dell’eccitabilità corticale. Tale metodica utilizza uno stimolatore a corrente continua di bassa intensità collegato a due elettrodi di superficie (anodo e catodo). In generale, la tDCS anodica induce la depolarizzazione dei neuroni (attiva) mentre la tDCS catodica favorisce la loro iperpolarizzazione (inibisce)”.
Gli effetti osservati nei soggetti sani permettono di formulare nuove ipotesi sull’organizzazione funzionale dei disturbi e sui possibili meccanismi d’azione della metodica utilizzata. I risultati ottenuti in diversi compiti cognitivi svolti con pazienti affetti da deficit neuropsicologici derivanti da lesioni cerebrali o da condizioni neurodegenerative sono incoraggianti e permettono di considerare questa metodica come promettente nella riabilitazione, in particolare se utilizzata in combinazione ad un trattamento cognitivo classico. La tDCS consentirebbe infatti di ottenere un potenziamento ed un consolidamento dell’efficacia del trattamento standard, attraverso la modulazione di attività delle aree stimolate e facilitando così i processi di elaborazione cognitiva.
“Si tratta di una metodica non invasiva di facile utilizzazione, trasportabile, dai costi contenuti” spiega ancora il dottor Corbo: “di fatto, può essere efficacemente utilizzata in assenza di effetti collaterali significativi, naturalmente se eseguita correttamente ed escludendo alcune condizioni cliniche non indicate”. Dal punto di vista sperimentale è ottima perché concede anche la possibilità di avere una buona affidabilità metodologica grazie alla condizione di placebo (sham).
I risultati sino ad ora riportati sono positivi, anche se ulteriori indagini dovranno chiarire meglio i complessi meccanismi d’azione di base e la durata degli effetti indotti dalla metodica. Si potranno quindi proporre, successivamente, utili linee guida sui parametri da applicare anche in interazione con le tecniche di riabilitazione classica e per validare dei protocolli finalizzati al trattamento dei diversi disturbi cognitivi. In un futuro piuttosto vicino la metodica potrebbe rientrare nelle pratiche cliniche standardizzate ed essere considerata per un uso domiciliare, naturalmente sotto il controllo medico, ma nell’ambito di una miglior gestione del paziente. Attualmente la tDCS è utilizzata nella nostra clinica nel contesto di studi sperimentali, approvati dal Comitato Etico, su malati con danno neurologico successivo a Ictus Cerebri, lesioni encefaliche post-traumatiche o malattie neurodegenerative.

 

(Periodico: Mondo Salute Lombardia, Giugno 2014)